Come nel caso di molti Santi del primo Millennio, la vita di San Cataldo è avvolta da un alone di mistero e da un'aurea di Santità che lo accompagna fin dalla nascita.
Ancora più affascinante è il Suo percorso spirituale e religioso, di Vescovo e Teologo Irlandese, a pellegrino in Terra Santa, fortunosamente approdato sulle rive del Mar Jonio.
Con questo sito, insieme al religioso, vorremmo ricordare anche l'uomo Cataldo, monaco irlandese che si avventura in un viaggio di proporzioni epiche per quei tempi, correndo rischi al giorno d'oggi impensabili. Basterebbe navigare il tratto di mare fra l'Irlanda e la Gran Bretagna (otto ore di navigazione su una nave moderna) per avere un'idea di quanto coraggio e fede un uomo dovesse avere per imbarcarsi in una avventura così rischiosa.
Un messaggio per noi, uomini moderni, a non fermarci di fronte alle avversità, ma a credere fortemente nei nostri sogni e ad avere la perseveranza di realizzarli.
Ci proponiamo con questo sito di raccogliere materiale scritto e visivo che racconti la Sua vita e la diversità dei luoghi in cui è vissuto. Ci auguriamo che questa raccolta sia esaustiva, ma accoglieremo volentieri ulteriori contributi.
Chi voglia contribuire con materiale e suggerimenti, può contattarci al seguente indirizzo di posta elettronica: contatto email
Vi ringraziamo per averci visitato.
Vita e Memorie di San Cataldo e’ la prima narrazione della vita di San Cataldo, scritta da Antonio Cassinelli nel 1717.
Ambrogio Merodio nacque a Taranto agli inizi degli anni novanta del XVI secolo: infatti nel 1684, anno della sua morte, era piú che nonagenario. E proprio a Taranto egli maturó la propria vocazione eremitica entrando come novizio nel locale convento di S.Agostino, eretto nel 1402 al tempo del principato di Raimondo del Balzo Orsini. Presto diede prova del proprio valore in campo teologico e religioso, conseguendo il grado dottorale di 'Magister Sacrae Theologiae' e partecipando al Capitolo generale agostiniano a Roma nel 1614 con la qualifica di 'Discretus' della Provincia di Puglia. Prima del 1660 si trasferí a Cagliari dove assunse una posizione di rilievo sia nella cittá che nell'Ordine, diventando "dottore collegiale della Generale Universitá di Sardegna in Cagliari", nonché assumendo la carica di Definitore della Provincia agostiniana di Sardegna, in rappresentanza della quale prese parte al capitolo generale romano del 1661. Dopo il 1665 tornó a Taranto, dove divenne teologo del'ordinario diocesano, il cardinale genovese Lorenzo Raggi; negli anni seguenti si dedicó alla compilazione della sua Istoria Tarentina, completata fra il 1681 e il 1682. E nel 1682 il Merodio tenne l'orazione funebre in memoria dell'arcivescovo tarantino Tommaso Sarria, in occasione delle di lui esequie. Negli ultimi anni della sua vita, Merodio fu eletto Provinciale della Provincia agostiniana di Puglia.
(testo tratto da 'Istoria Tarentina' a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Mandese Editore, 1998)
Di seguito sono disponibili le parti della 'Istoria Tarentina' dedicate a San Cataldo.
Ambrogio Merodio, Istoria Tarentina, Libro III, Capitolo VI, Si descrive succintamente la vita di san Cataldo secondo apostolo della città di Taranto
Il Sac Prof Andrea Martini è il più completo biografo di San Cataldo. La sua opera, pubblicata nel 1932, è sviluppata su una vasta rete di referenze bibliografiche, che dimostrano la rigorosa ricerca compiuta. Il Sac. Martini non si limita alla biografia del Santo, ma arricchisce la sua opera con riferimenti storici precisi e ben circostanziati, che ne fanno, fino ad ora, il principale testo di riferimento sulla vita e sulle opere di San Cataldo.
L'opera, intitolata Vita di S. Cataldo, Vescovo e Protettore di Taranto, fu completata l'8 Marzo 1932 e pubblicata lo stesso anno. La versione integrale e’ disponibile qui sotto, nonché’ lo stesso suddiviso nelle sue sezioni.
Geographically speaking, the tradition of St. Cataldus, patron of Taranto, is one of the remotest ramifications of the continental tradition of Irish Saints. The tradition of St. Cataldus is remarkable also for its extraordinary corruption.
In the case of both St. Albartus and St. Cataldus, the influence of 17th century hagiography, both Irish and continental, which so far has been mainly obstructive, must be turned into a beneficial, if provocative, influence. Up to the re-publication, in 1913, of the 12th century Vita sti. Albarti, the tradition of this "archbishop of Cashel” could not be traced back beyond the 16th century. In the tradition of St. Cataldus, it still holds good, as Constanzi wrote in 1779.
Studi Francescani Salentini, Sezione Storica, nr. 6 - Libreria Editrice <<Ulderico Filippi>>, Taranto, 1970
Esaurita da tempo la prima edizione della Vita (breve) di S.Cataldo, accogliendo le insistenti richiesti richieste degli amici, licenzio per le stampe il presente lavoro, che si differenzia dal precedente per l’apparato critico e per una maggior copia di notizie.
Tarantino d’adozione, con la presente pubblicazione intendo rendere devoto ossequio al Santo Patrono, e doveroso omaggio a tutti i cittadini, nella speranza di poter contribuire all’accrescimento del culto del nostro caro Santo e ad incrementare le fede di quanti vivono in questa stupenda e ospitale città.
P. ADIUTO STEFANO PUTIGNANI
…nell’accettare la lezione proposta nei migliori studi sull’argomento, a partire dall’ipotesi di Carducci (culto rurale - di natura probabilmente orale - di età longobardo-bizantina che subisce un riuso a partire dall’età normanna, esclusione dell’origine irlandese di questo personaggio la cui identificazione più logica propende per un vescovo locale vissuto in età compresa tra i secoli IX e XI[26]), la nuova strada da percorrere per una storia del culto cataldiano (storia di non poca importanza, se si considerano le larghissime ramificazioni geografiche della sua diffusione, qui non analizzate) è quella di renderla parte della storia della città, delle sue istituzioni civili e della sua popolazione oltre che della sua Chiesa, di leggerne il complesso apparato delle fonti come preziosa testimonianza storica oltre che religiosa e ampliare il raggio della sua non facile interpretazione.
The notion of peregrinatio, a life of wandering spent in exile from one's native land, was cultivated by the Irish religious from the late sixth until the early sixteenth century. Modelling themselves on Christ, whose life on earth was frequently described as a pilgrimage, as a period of exile from the heavenly fatherland, the Irish paid more heed to God's words to Abraham: exii de terra tua et de cognatione tua et de domo patris tui et vade in terram quam tibi monstravero (Genesis 12: 1), as given as the motto for the pilgrimage of St. Columcille opening line of the saint’s vernacular Life, reflects this aspect. Columcille settled on Iona, an island north of Ireland, an island so remote but yet to become a centre of learning and writing. It was here, too, that a ship-wrecked Gaulish pilgrim named Arculf provided Adamnán, abbot of the monastery in the eighth century with an account of his pilgrimage to the Holy Land. Arculf’s account was written down, including of diagrams, in Adamnán’s work De locis sanctis, a work widely transmitted in manuscripts on the Continent.
Il pittore irlandese Martin Crozier ha dedicato ai luoghi di San Cataldo dei bellissimi quadri che pubblichiamo qui' di seguito. I quadri ritraggono le rovine del monastero di Shanrahan, fondato da S. Cataldo una volta lasciato il monastero di Lismore.